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In breve
Per capire come gestire la flavescenza dorata abbiamo incontrato presso la Bayer Forward Farm il dottor Gabriele Posenato, responsabile viticoltura di Agrea e profondo conoscitore della malattia. Ecco la sua strategia di difesa in quattro mosse
La flavescenza dorata è una malattia della vite causata da un fitoplasma trasmesso da Scaphoideus titanus, una cicalina di origine nordamericana che compie un solo ciclo all’anno e sverna sulla vite come uovo durevole.
Il fitoplasma penetra nel sistema linfatico della vite grazie alle punture di suzione dell'insetto e sviluppandosi porta all’occlusione dei vasi, causando il disseccamento della pianta. Un processo che può essere molto veloce oppure richiedere anche diversi anni. Un lasso di tempo nel quale tuttavia la pianta malata funge da inoculo per le cicaline, che nutrendosi della linfa si infettano e passando da una vite all’altra trasmettono il fitoplasma, allargando il contagio.
La malattia è arrivata in Italia all’inizio degli anni '90 diffondendosi velocemente in tutti gli areali vocati alla viticoltura. Oggi è fortemente presente in Piemonte e a macchia di leopardo in tutta la Penisola. Ad esempio, il Veneto ha saputo gestire il contagio in maniera precoce e già nel 1995 il fitoplasma non era più presente sul territorio regionale, salvo poi ricomparire negli ultimi anni a causa delle mutate condizioni ambientali, regolatorie e di gestione del vigneto.
Per capire come difendere le viti da questa grave problematica abbiamo incontrato il dottor Gabriele Posenato, responsabile viticoltura di Agrea e profondo conoscitore della flavescenza dorata, nonché uno dei professionisti che ha contribuito in maniera determinante al controllo della malattia fin dall’inizio degli Anni '90.
“Fin da subito abbiamo capito che per vincere contro questa malattia era necessario eradicare le piante infette ed eliminare dal vigneto la cicalina vettore del fitoplasma. Grazie all’utilizzo di insetticidi a base di esteri fosforici (quando ancora utilizzabili) siamo stati in grado di abbattere le popolazioni in vigneto e con il supporto di agricoltori e tecnici adeguatamente formati, siamo stati in grado di individuare in maniera precoce le piante malate”, spiega Posenato che incontriamo presso l’Agricola Moranda, 15 ettari di vigneto in Valpantena. Un'azienda che ha aderito al progetto globale Bayer ForwardFarming, una rete di aziende agricole in cui Bayer, insieme a partner terzi, mette in campo tutte le migliori tecnologie e conoscenze per la gestione sostenibile delle colture.
Dopo un periodo in cui la malattia sembrava essere scomparsa dal Veneto, la flavescenza dorata ha rialzato la testa. Secondo Posenato questo è dovuto ai cambiamenti climatici che hanno modificato la durata del ciclo biologico della cicalina, all’aumento delle superfici in biologico, in cui è più difficile il controllo del vettore, alla scomparsa di alcune molecole insetticide e infine ad una carente preparazione di molti agricoltori e anche di tecnici.
“La flavescenza dorata non va sottovalutata. Occorre saper riconoscere al volo sia la cicalina vettore sia i sintomi della malattia e intervenire prontamente per estirpare le piante. Non bisogna farsi ingannare dal fatto che viti malate, dopo la potatura, sviluppino una chioma senza sintomi. La malattia c’è e la pianta, se lasciata in campo, rappresenta una fonte di inoculo che rischia di compromettere l’intera vigna”, sottolinea Posenato.
"Il verificarsi di autunni caldi ha allungato il ciclo di vita dello scafoideo, che si ritrova attivo in vigneto anche ad ottobre inoltrato. Se a questo si aggiunge la recente scoperta che anche esemplari adulti possono contrarre il fitoplasma risulta evidente come sia necessario non abbassare mai la guardia, anche dopo la vendemmia. Se si vuole mantenere in salute il vigneto è necessario monitorare costantemente la presenza della cicalina ed intervenire con insetticidi al bisogno”.